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Nel dicembre del 1930, su invito di un'associazione cattolica di Heidelberg, Edith Stein tiene una conferenza sul ruolo degli intellettuali nella società. Basandosi sul parallelismo tra l'organizzazione individuale e quella comunitaria, l'autrice traccia una complessa interconnessione tra il talento intellettuale, dono non equamente distribuito tra gli uomini, e l'impegno sociale. In una prospettiva antropologico-filosofica, Stein chiarisce la funzione dell'intelletto all'interno della struttura umana, in modo da coglierne le caratteristiche universali e invariabili. Con un'esplicita adesione all'interpretazione tomistica della tripartizione aristotelica delle facoltà dell'anima, arricchita dall'analisi fenomenologica della vita spirituale, Stein spiega come sia possibile comprendere l'importanza dell'attività intellettuale solo inserendola in una considerazione dell'organismo sociale nel suo complesso. Il vero intellettuale non è chi guarda il popolo con un misto di disprezzo ed estraneità, né chi pretende di guidarlo con senso di superiorità, ma chi mette al servizio degli altri le proprie doti umane e spirituali, in vista di un fine eminentemente educativo e formativo. Introduzione di Angela Ales Bello.